Archive for the Senza categoria Category

il pulsante

Posted in Senza categoria on 20 novembre 2011 by libero87

Con la promessa di ricevere un milione di euro, premeresti un pulsante? E se premendo quel puslante tu ottenessi il denaro ma, contemporaneamente, causassi in quel preciso istante la morte di un essere umano a te sconosciuto? “Button” di Matheson, esplora proprio la nostra debolezza di fronte a tale questione, facendoci riflettere sulle scelte che compiamo ogni giorno, e sulle motivazioni, sulle cause, delle nostre scelte. E soprattutto facendoci riflettere sulle conseguenze implicite di tali scelte. Se pensi che questa questione non ti riguardi, che poi tranquillamente voltare pagina e pensare ad altro, ti informo, caro lettore (o lettrice), che ti sbagli. Probabilmente nessuno ha bussato alla tua porta proponendoti di premere un pulsante e ottenere così un milione di euro in contanti o gettoni d’oro, ma scelte simili, per quanto meno evidenti, ti si propongono ogni giorno, e ne compi in grande quantità. Senza voler pensare a questioni macroscopiche come la leicità di invadere militarmente un paese straniero per assicurarsi le sue risorse, vedi Iraq o Libia, per i casi più recenti ed evidenti, ma restando saldamente sul terreno individuale, basta fare pochi esempi per rendere bene evidente la questione:

  • tu probabilmente bevi Coca Cola in ogni occasione festiva, spesso anche da solo, mentre guardi una partita, ad un compleanno, al ristorante o in pizzeria, oppure la tieni semplicemente in casa per offrirla quando qualcuno viene a trovarti. E se ti dicessi che acquistando quella bottiglia di Coca Cola contribuisci a privare centinaia, migliaia, di bambini, donne, uomini e anziani, della loro unica fonte di acqua pulita? Si perché la Coca Cola ha bisogno di acqua per essere prodotta, ed indovina da dove arriva l’acqua a basso costo per la tua preziosa bottiglia? La Coca Cola si rifornisce di acqua nelle zone più disperate del pianeta, dove non esiste acqua corrente e le donne e i bambini si fanno chilometri a piedi con le brocche o i bidoni in mano per andare al più vicino fiume o lago a rifornirsi. Ma la Coca Cola, sfruttando la corruzione dei signorotti locali, e le liberticide leggi in tema di privatizzazione imposte dal FMI ai paesi in via di sviluppo, si appropria di queste fonti idriche sottraendole alla popolazione che vi vive intorno. Sottrae le fonti idriche agli agricoltori che non possono più usare l’acqua che i loro avi hanno usato per decenni, sottrae l’acqua ai bambini che non possono più bere e devono sperare negli aiuti “umanitari” (magari sbandierati dalla Cola Cola nella sua confezione) oppure morire di sete. E nello stesso momento la Coca Cola vi offre immagini di famigliole felici che bevono Coca Cola. Bene, sappi che ogni volta che acquisti una Coca Cola hai contribuito a finanziare tutto questo.
  • Ti piace il cioccolato vero? Piace moltissimo anche a me, e come sono buoni i prodotti della Nestlé. Peccato che la Nestlé utilizzi nei propri prodotti il cacao prodotto in regioni del mondo in cui gli operai che lo raccolgono vivono nella miseria più assoluta, sono trattati come schiavi dai loro padroni, e spesso fanno questa vita da piccolissimi, pagati una miseria per portare sulla nostra tavola quei gustosissimi snack a un prezzo di produzione misero. Quando tuo figlio la mattina fa colazione con il Nesquick della Nestlé pensa per un attimo alle decine di bambini che lo hanno raccolto per un prezzo da fame e trattati come schiavi. Pensa che il prezzo del tuo benessere, e di quello di tuo figlio, sono le centinaia di bambini il cui sangue impreziosisce la polverina magica che rende il latte più buono. Vale inoltre, anche nel caso della Nestlé, lo stesso discorso sulle risorse idriche fatto per la Coca Cola.
  • Sei un fumatore? Non sto nemmeno a raccontarti di bambini, uomini, donne, e schiavitù. Vale il discorso fatto per il cacao, con la differenza che fumando ti uccidi pure da solo….
  • Adidas o Nike? Eterna questione, meglio l’una o l’altra? Non preoccuparti, in quanto a lavoro in schiavitù e nessun diritto per i sottoposti sono praticamente alla pari, ti resta da decidere se vuoi il pallone cucito a mano dai bambini del laos che dopo 5 anni hanno perso la vista per produrlo a costo economico zero (ma costo umano elevatissimo ed incalcolabile) oppure se preferisci la nuova scarpa supertecnologica progettata in laboratori all’avanguardia e prodotta in fabbriche che lo stesso Dante faticherebbe a collocare in un singolo girone dell’inferno.
  • Nokia? Motorola? Samsung? Per costruire i nostri amati telefonini sono necessari elementi chimici molto rari, alcuni classificati come terre rare, che si trovano solo in particolari regioni del pianeta. Alcuni di queste regioni sono soggette a forti tensioni fra tribù e fazioni spesso in guerra fra loro. Alcune di queste fazioni si finanziano estraendo dalla miniere questi elementi e vendendoli alle grandi aziende di tecnologia, e per farlo utilizzano bambini spesso strappati alle loro famiglie e usati come schiavi nelle miniere. Ovviamente qualche bambino ci lascia la pelle, ma basta fare un giro nei villaggi per trovarne altri da strappare ai genitori. Questo tipo di produzione ha ovviamente costi irrisori, così alcune aziende preferiscono finanziare i guerriglieri, piuttosto che denunciare la cosa alle nazioni unite e favorire un intervento che ponga fine a tali atrocità. Ma a quel punto il lavoro in miniera andrebbe regolamentato, e quindi sarebbe antieconomico, ed ecco quindi che conviene mantenere lo statu quo. È semplicemente business…..
  • Mc Donalds, come la Coca Cola, strombazza pubblicità umanitarie e propaganda beneficenza nei suoi locali, ma i modi in cui si procura la materia prima per i suoi prodotti sono identici a quelli elencati fino ad ora.

Mi fermo adesso, inutile continuare, immagino avrai capito dove si va a parare. E se è vero che per alcuni prodotti c’è poco da fare (il telefonino è necessario, e se tutte le aziende usano certi sistemi non posso far altro che capitolare), per altri prodotti non è difficile intuire il modo “etico” di agire. Per le sigarette, la Coca Cola, i Mc Donals, la Nestlé, il dilemma etico è di facile soluzione, e non dovremmo certo porci eccessivamente la domanda. Ogni volta che consumi uno dei loro prodotti hai contribuito a premere un certo pulsante, contribuisci a tenere in vita un sistema economico basato sulla schiavitù nascosta ai tuoi occhi con immagini di famigliola felice e carità verso gli infelici. Ma a queste aziende conviene far pubblicità di beneficenza, piuttosto che rendere inutile la beneficenza trattando umanamente e dignitosamente quegli uomini e quei bambini che garantiscono loro un impero economico e commerciale. Sapevi già quanto fosse stupido fumare, o bere Coca Cola, o magiare al Mc Donalds, sapevi già quanto fosse idiota mitizzare un marchio commerciale fino a diventare schiavo di quel marchio, adesso sai che è anche criminale. Adesso che hai finito di leggere non ti rifaccio la domanda, te la rifarai magari fra pochi minuti quando penserai di accendere quella sigaretta, oppure quando stapperai quella lattina di Coca Cola….qualunque sia la tua risposta….adesso conosci il sapore del sangue.

…del bene e del male……..

Posted in Senza categoria on 28 ottobre 2011 by libero87
-Come fai a dire che va condannato?
-perchè ha fatto una cosa malvagia
-e come fai a dire cosa è bene e cosa è male? spiegami….
-beh…il male…il bene…..beh….
-e se non hai nemmeno idea di cosa siano bene e male con quale autorità ti arroghi il diritto di privare qualcuno della sua libertà giudicandolo con delle categorie di cui non comprendi il significato? Cazzo sarebbe come se un cieco dalla nascita dicesse che un muro è brutto perchè gli hanno detto che è giallo…..

Il più Grande Crimine – Paolo Barnard

Posted in Senza categoria on 20 ottobre 2011 by libero87

Non so chi sia tu lettore o lettrice che hai intrapreso la lettura di questo saggio. Non ho un’idea

della tua origine, non so se in questo momento stai ripercorrendo con la memoria le immagini

dei tuoi genitori, o dei nonni, o di te stesso, te stessa, e se ti sta montando dentro una rabbia

cieca. Sei per caso un membro della Casta dei ‘ Stai senza’? Sei di coloro che crebbero con

quattro asciugamani in bagno che dovevano bastare a tutta la famiglia? Coi vestiti riciclati

della sorella maggiore o del cugino, che detestavi? A 12 anni eri quello che s’inventava di

avere la febbre il giorno della gita scolastica perché non avevi mai i soldi per farla? O fosti

costretto alla compagnia dei poco di buono del quartiere perché a stare con gli altri ci

volevano i quattrini da spendere, ed è lì che hai iniziato con le sostanze? Vedesti tua madre

invecchiare senza mai concedersi la cura del corpo, della pelle, senza mai quel momento dove

regalarsi il lusso di apparire femmina, perché in casa non ce n’era per questo tipo di spese?

Hai avuto un fratello che a 15 anni finì in officina perché se no non si pagavano le bollette, e

addio ai suoi sogni di diventare medico? Lavori anche tu oggi per 900 euro al mese, magari hai

39 anni, e fra 15 giorni non sai se sarai al lavoro o di nuovo in quelle orribili agenzie dal nome

americano? O peggio? Sei la storia di Antonio? Sei la storia di quella famiglia inglese? Vedesti

la disperazione di papà quel giorno che te lo ritrovasti in casa alla mattina con la faccia buia, la

mamma in cucina che non parlava? Crescesti anche tu coi nonni perché i genitori stavano a

Torino, a Monaco di Baviera, o in un posto assurdo con un nome impronunciabile, e alla tua

prima comunione non c’erano? Hai visto tuo marito o tua moglie morire in una camera

d’ospedale a sei letti, distrutti dal dolore, tu e la zia a fare le notti per due mesi perché anche

qui non ce n’era per questo tipo di spesa? Chi sei tu? Forse mi stai leggendo da un

bell’appartamento donato da papà, magari hai fatto le vacanze tutti gli anni in posti diversi e

all’estero. Può essere che per quella TAC urgente voi di famiglia conosciate l’amico primario, o

che tu non sappia che significa andare all’asilo senza i giochi come gli altri, o non poter fare la

festa del compleanno a casa tua perché ti vergognavi a invitare lì gli altri bambini. Forse tu

non hai mai preso ceffoni dalla mamma cui scappavano le mani per disperazione, ma Dio sa

come avrebbe voluto non averlo mai fatto. Tu forse non hai mai dovuto tacere di fronte

all’arroganza di un padrone per il terrore di smettere di nutrire i tuoi figli. Forse tu non sai

cosa ti fa dentro prendere le mani del capo fra le gambe e dover stare zitta per lo stesso

motivo. O quando sei rimasta incinta, non ti ha mai sfiorata l’idea di abortire perché… “ma

come facciamo? ”.

Non so chi sei tu. Ma ascoltami bene: chiunque tu sia, riesci almeno a immaginare cosa deve

essere stato per milioni di esseri umani vivere così? E cosa è oggi? Ce la fai? Se la risposta è sì,

allora immagina che sofferenze del genere volute a tavolino da individui che sapevano, e che

tuttora sanno perfettamente cosa andavano e cosa vanno a infliggere, meriterebbero lo

scoppio di una guerra civile e un processo di Norimberga.

Immagino che tanti di voi in questo preciso momento si stiano guardando intorno increduli.

Dopotutto appena fuori dalla finestra, o dentro a quello schermo Tv, pulsa l’Esistenza

Commerciale che vende, vende e vende; ad agosto le autostrade erano stipate di villeggianti;

tutti abbiamo il pc e i telefonini, l’auto, facciamo la spesa senza problema. Insomma, passi la

distruzione degli Stati e delle leggi, la marginalizzazione dei cittadini istupiditi, se ne può

discutere, ma di sicuro vi state chiedendo: “Forse 30 anni fa, sì, ma dov’è questo disastro

d’impoverimento che il Vero Potere ha pianificato da 70 anni e che ci starebbe piombando

addosso? ”. Eccolo dov’è, di seguito vi elenco solo pochi dati, freddi ma agghiaccianti, di cosa ci

sta succedendo proprio ora a causa dell’ultima tranche del Più Grande Crimine.—————–>http://www.paolobarnard.info/docs/ilpiugrandecrimine2011.pdf

l’infamia di “Via Tito”

Posted in Senza categoria on 16 settembre 2011 by libero87

Che la coerenza con i propri principi sia un obiettivo difficile da raggiungere è cosa risaputa, semmai è più facile considerarla un ideale verso cui tendere nell’intricato cammino della vita. Capita a tutti di dire qualche bugia allo scopo di difendere le proprie posizioni, in fondo se l’ideale è buono, se il fine è giusto, ogni mezzo è lecito….persino la menzogna. A questa legge non si sottrae la storia, che in fondo è solo quello che resta della vita della gente e delle relative avventure politiche una volta che lo scorrere del tempo ha posto un velo di polvere sui ricordi dei protagonisti.

È probabile che se fossimo vissuti ai tempi di Napoleone, magari in qualche villaggio austriaco, avremmo trovato difficile riconoscerlo come il grande condottiero che mise in ginocchio l’Europa, per noi sarebbe stato il Mostro venuto dalla Francia a conquistare e distruggere la nostra patria. E lo stesso avremmo sicuramente pensato nella Gallia conquistata da Giulio Cesare, se fossimo stati dalla parte dei Galli mai ci saremmo sognati di tributargli quei grandi onori che la storia occidentale gli riconosce. È cosa risaputa che la storia la scrivano i vincitori, che di solito sono poi gli stessi che gli eroi invece li impiccano, così da rendere arduo e spesso impossibile il compito a chi voglia conoscere i fatti così come essi sono accaduti. Noi che viviamo nel terzo millennio troviamo difficile far coincidere con la nostra morale il cantare le gesta di un condottiero capace di sterminare villaggi, uccidendo uomini donne e bambini, al solo scopo di conquistare quella terra. Se oggi un italiano di nome Giulio Cesare andasse in Francia ad uccidere e conquistare l’orrore delle sue gesta lo renderebbe per noi un criminale, non certo un eroe. In fondo abbiamo appeso per i piedi un certo Benito Mussolini per colpe simili a quelle di Giulio Cesare: politica espansionistica e trattamento brutale contro i contestatori ed gli oppositori, senza dimenticare una certa megalomania. Entrambi hanno fatto una brutta fine ma uno è ricordato come un eroe, l’altro come un tiranno.

Non tutti i Cesari del novecento hanno però avuto lo stesso destino di Mussolini, alcuni infatti sono osannati in patria ed anche all’estero come liberatori e grandi statisti. Una delle più grandi vergogne del nostro tempo è la tendenza, bigotta e ipocrita, a trascurare le atrocità commesse da chi difendeva una certa parte politica solamente perché quella parte politica era in fondo la propria. Palma di Montechiaro non si dissocia da questa vergogna continuando ad intitolare una Via al Maresciallo Josip Broz, meglio conosciuto come Tito. La denominazione della via in questione è stata decisa dal Consiglio Comunale con deliberazione n. 76 del 20/3/1981 con la seguente motivazione: “Via Tito (1892/1980): fu uno dei protagonisti europei della resistenza contro il nazismo, fondatore e presidente per lungo tempo dello stato Jugoslavo, esponente di primo piano della politica internazionale, fondatore del movimento dei non allineati.” Eppure sfugge a coloro che diedero la motivazione che il maresciallo Tito è accusato di svariati crimini contro l’umanità. Il nostro Eroe è accusato del massacro di Bleiburg, in cui secondo le stime più ottimistiche i suoi soldati sterminarono dietro suo ordine 50000 militari e 30000 civili che fuggivano dal territorio Jugoslavo, mentre le stime delle autorità slovene fissano il numero dei morti a 250000: Harold Alexander, propose la resa agli slavi in fuga promettendo protezione contro i titini: i militari consegnarono le armi ai britannici pensando di essere trattati da prigionieri di guerra secondo le convenzioni internazionali. Invece, il 15 maggio 1945 il comandante britannico consegnò i fuggiaschi, civili compresi, a Tito il quale ordinò una prima esecuzione: i britannici erano così vicino al luogo del massacro che udirono numerose scariche di mitra.>(NIKOLAI TOLSTOY, “Victims of Yalta”, Hoddon and Stoughton, Londra 1977 ). Il nostro maresciallo è anche il mandante del massacro di Bačka, in cui i suoi soldati sterminarono civili tedeschi ed ungheresi (questa volta le stime oscillano da 40000 a 150000 morti) la cui unica colpa era di essere non etnicamente slavi. Egli ovviamente non disdegnò di trattare col pugno di ferro contestatori ed oppositori politici, in campi di concentramento adeguati e con torture che farebbero apparire storielle per bambini i metodi narrati da Orwell in “1984”.

Basterebbe questo a farci vergognare, come cittadini palmesi, di avere intitolato una strada ad un dei dittatori più spietati del ventesimo secolo. Ma non dobbiamo dimenticare in questa carrellata di orrori la pulizia etnica perpetrata dai soldati Titini, per ordine ovviamente dello stesso Maresciallo, nei confronti degli italiani protagonisti della diaspora dall’Istria e dalla Dalmazia, regioni appartenenti allo Stato Italiano che Tito volle ripulire dagli abitanti italiani per poterle poi rivendicare come territorio slavo al tavolo delle trattative di pace. Pulizia etnica che non si ridusse solo all’espulsione degli italiani da quelle terre, ma che sfociò anche in atti di pura barbarie e malvagità come la sparizione nella notte degli uomini strappati alle mogli ed ai figli, o ai tragici ed orripilanti episodi delle foibe, trascurati per anni dalla storiografia italiana per volere di una certa parte politica. Palma di Montechiaro sopporta quindi la vergogna infamante di onorare la memoria di un tiranno sanguinario intitolandogli una via, dimenticando le sofferenze che l’uomo Tito inflisse a uomini donne e bambini abusando del suo potere di condottiero prima e dittatore poi. E se ancora è tutto sommato comprensibile che 30 anni fa un consiglio comunale a maggioranza di sinistra prese questa decisione, poiché a quel tempo era ancora possibile essere all’oscuro dei crimini del Maresciallo, dovrebbe essere oggi insopportabile la vergogna per coloro i quali infangarono la memoria delle vittime di tali atrocità. E se ancora è comprensibile, ma non per questo non deprecabile, il silenzio di Rosario Gallo, primo cittadino fino a poco più di un anno fa e membro della giunta nel 1981, anno in cui fu intitolata la via al maresciallo Tito, è invece incomprensibile il silenzio dell’attuale amministrazione comunale, che annovera fra le sue fila uomini politici che in passato hanno portato all’attenzione mediatica la questione sulla via incriminata, come il vice sindaco Angelo Cottitto membro, insieme ad altri due consiglieri, del gruppo dei Giovani di Via Cangiamila. È naturale chiedersi perché, dopo un anno di amministrazione, non si sia fatto nulla per risolvere la questione. Certo se l’immobilismo in cui sembra versare l’attuale amministrazione, continuando quella che forse sta diventando una tradizione palmese, arriva persino ad impedire di mettere fine ad una piccola grande vergogna, nonostante i tuoni ed i fulmini gettati sulla questione quando l’attuale amministrazione era all’opposizione, allora forse è meglio non pensare nemmeno a risolvere i problemi ben più gravi e complicati che rendono sempre più difficile voler bene a questa nostra terra.

…..solitudine e surrogati vari…

Posted in Senza categoria on 27 giugno 2011 by libero87

a volte mi chiedo se sia più triste accettare la solitudine o se piuttosto non sia veramente Triste fingere di non conoscerla e sentirsi SOLI in mezzo a tanti estranei per cui siamo solo delle maschere e che maschere sono a loro volta per noi….

Informazione è Potere

Posted in Senza categoria on 15 giugno 2011 by libero87

Che l’uso dell’informazione fosse pilotato e spesso distorto è cosa risaputa. La propaganda esiste da sempre e continuerà ad esistere perché, semplicemente, gli individui tenteranno sempre di mostrare il meglio di sé e nascondere invece i fatti che potrebbero esporli sotto una cattiva luce. A questa legge non sfugge certamente il potere, che anzi ha storicamente affinato l’arte della menzogna e del falso storico come arma di legittimazione. Il grande Orwell nel suo 1984 mostra mirabilmente come sia facile per il potere convincere il popolo di una cosa, e fargli poi cambiare idea il giorno dopo, facendogli dimenticare le realtà del giorno prima. Esattamente così infatti si svolge la vita politica italiana, e non solo, con la lega che nel ’94 dava del mafioso a Berlusconi per poi formare una solida asse politica; oppure, per restare agli esempi più recenti, con Bersani che nel 2008 sostiene la privatizzazione dell’acqua ed il nucleare, per poi salire con felina rapidità sul carro dei vincitori referendari. E il referendum recente, che ha visto la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto esprimersi contro la privatizzazione dell’acqua, contro la monetizzazione sull’acqua, contro il nucleare ed infine contro il(‘il)legittimo impedimento, è la prova di come, a volte, la volontà di dire NO può sconfiggere il potere. Nonostante i continui tentativi del governo di far fallire il referendum, prima posticipandolo, poi modificando la legge nucleare e tentando di convincere gli elettori che il quesito nucleare fosse annullato, arrivando fino alla patetica e umiliante resa finale del: lasciamo liberi di votare secondo coscienza, il popolo si è espresso in modo inequivocabile. E considerando come la pubblicità referendaria sia stata scarsa (per usare un eufemismo) sui media ufficiali, è evidente come il merito di questa straordinaria vittoria popolare sia da assegnare ai promotori e a tutti coloro che hanno creduto in questo referendum negli ultimi due anni. Internet è stato altrettanto fondamentale, garantendo una informazione capillare e permettendo a chiunque di familiarizzare con i quesiti. Sempre internet ha smascherato il 15 giugno il Ministro Renato Brunetta. A seguito di un incontro sull’innovazione una donna del pubblico chiede la parola, il ministro le permette di porre la sua domanda, ma appena la donna si presenta come una esponente della rete dei precari ecco che il ministro ringrazia e si allontana, rifiutandosi di ascoltare la domanda, per poi offendere ed insultare i presenti affermando: “questa è la peggiore Italia”. Ma se ci si fosse fermati a questo saremmo ancora nell’ambito dell’anomala normalità, invece il ministro, essendosi accorto di essere stato sputtanato dal popolo della rete che ha malamente accolto la sua performance dialettica, decide di rispondere con la stessa moneta: pubblicando cioè un video in cui tenta pateticamente di rispondere alle accuse lanciando a sua volta altre accuse al popolo del web e affermando il falso sul fattaccio incriminato. Il ministro ha il coraggio di affermare di aver spiegato che non poteva rispondere alla domanda perché avrebbe richiesto troppo tempo, mentre il video mostra chiaramente come si sia allontanato appena sentita la parola “precari”. In seguito è stato in effetti offeso e chiamato buffone, ma solo dopo aver lui stesso offeso i presenti. Ecco i due video che mostrano l’accaduto (http://www.youtube.com/watch?v=9pFjw72v_lc) e la patetica risposta del ministro (http://tv.libero-news.it/video/100943/Brunetta_rincara_sui_precari___Squadristi_.html). Il popolo del web non l’ha perdonato, e sulla sua pagina facebook fioccano i commenti in cui viene svelato l’inganno e si da al ministro quel che è del ministro…e cioè epiteti vari e simpatici soprannomi che ricordano la sua somiglianza al presidente del consiglio. Ecco come la rete, ancora una volta, mostra i panni sporchi del potere e si dimostra garanzia di informazione precisa e non strumentale. Caro ministro, le vorrei far notare come in un sistema economico che prevede ed incentiva la presenza dei precari non si può fare del precariato una colpa di chi lo subisce. Caro ministro, invece di perdere tempo con video patetici che mostrano solo la sua inadeguatezza, faccia meno il fannullone al pc e vada a lavorare, lasci internet a chi sa davvero usarlo. In fondo…lei continua a perderci la faccia…noi invece le abbiamo appena mostrato come si vince un referendum.

Brindisi numero 4 – Referendum

Posted in Senza categoria on 28 Maggio 2011 by libero87

 

Vi sono dei momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. (Oriana Fallaci)

 

Sono un animale deluso, ingabbiato dai falsi miti di una società che ci autoimponiamo, messo alla sbarra dai segreti di pulcinella che tutti conoscono e tutti ignorano, reso schiavo, come tutti voi che state leggendo, dalla nostra stessa autoindulgenza del “si ma io non posso fare niente”. Eppure ci sono momenti nella vita in cui ti rendi conto che non puoi lasciare tutto al destino, cioè agli altri. Si perché il destino non è altro che la scusa degli incapaci, il destino è la scusa di coloro che non sono stati in grado, o non hanno voluto essere in grado, di intervenire nelle forze che determinano la storia, e quindi quel racconto continuo e intrecciato che rappresenta la nostra vita.

Diceva Seneca che la fortuna non esiste, esiste semmai il momento in cui il talento incontra l’occasione. Ed il talento, lo insegna quel fenomeno di giovinezza in età geriatrica che risponde al nome di Filippo Inzaghi, è spesso la capacità di cogliere l’occasione e gettarsi su di essa mordendo e graffiando…pur di non lasciarsela sfuggire dalle mani. La differenza fra chi guida il proprio destino e chi invece ne è guidato è spesso la capacità di scegliere il momento migliore per fare quell’azione piccola, piccolissima, che in un qualsiasi altro momento non porterebbe a nulla…ma che in questo caso particolare è in grado di scatenare l’effetto domino e dare il via a quell’insieme di eventi all’apparenza casuali ma invece perfettamente causali che faranno poi in ultima analisi la storia.

Non è questa la sede per discutere di come noi tutti ci siamo già fatti fregare, sarebbe una dissertazione troppo lunga ed in ogni caso ci sono persone che sono in grado si spiegare la realtà molto meglio di me (http://www.paolobarnard.info/index2.htm). Quello che voglio fare in questo intervento è spiegare perché è importante in primo luogo partecipare in grande numero ad un generico referendum, e poi perché è così importante partecipare a questo in particolare.

La democrazia rappresentativa si basa sul principio per il quale coloro che devono svolgere le funzioni di legiferazione e di governo devono essere scelti da tutta la comunità che dovranno rappresentare. Questo è un sistema imperfetto ma è tuttavia forse il migliore possibile, poiché se proprio qualcuno deve occupare un ruolo di potere sullo Stato, e quindi sulla comunità, è giusto che sia scelto da chi compone la comunità. Oggi questo sistema è stato impoverito, o più precisamente cancellato, da una legge elettorale che non permette di scegliere i propri rappresentanti, ma consente solo di approvare una lista predefinita da coloro che già detengono questo potere e che, potendo in definitiva scegliere chi potrà essere eletto, sono in grado di conservarlo indefinitamente per mancanza di alternativa. Il referendum è l’unica occasione di vera e diretta democrazia, è l’unica occasione in cui il cittadino può direttamente e senza intermediari esprimere la propria opinione esplicita su una determinata questione. Ed acquista evidentemente una valenza ancora più esplicita nel momento in cui la classe politica e dirigente non ha più nessuna responsabilità nei confronti dei suoi elettori, come nel caso italiano, tanto da potersi permettere di “fottere” i cittadini senza dover nemmeno nascondere il corpo del reato. Per chi avesse dei dubbi basta riflettere su come il governo italiano, il minuscolo è voluto, abbia tentato e stia tentando in tutti i modi di rendere vana la consultazione referendaria ponendo ostacoli di tutti i tipi all’esercizio della democrazia. Cominciando dalla scelta palesemente assurda, antidemocratica ed antieconomica di fissare due date distinte per le elzeioni amministrative e per la consultazione referendaria, fino al tentativo estremo di una moratoria, spacciata per cancellazione, sul progetto nucleare, passando per il totale silenzio sulle reti Rai fino a fine maggio e il fantozziano tentativo di convincere gli elettori che il cancellamento (in realtà moratoria) del progetto nucleare avesse fatto decadere il quesito referendario. Togliamoci subito ogni dubbio, il governo non ha cancellato il nucleare, lo ha momentaneamente fermato, questo quindi non toglie valenza al referendum popolare.

Cominciamo dall’inizio quindi, e buttiamo subito via quel che puzza. Il quarto quesito referendario riguarda il legittimo impedimento, e cioè la norma che consente al Presidente del Consiglio dei Ministri ed agli stessi Ministri che permette loro di usufruire della possibilità di non presentarsi in sede giudiziara per i processi a loro carico e di rinviare quindi il processo. In un paese civile (mai espressione fu più abusata e contemporaneamente azzeccata) una legge simile non si discuterebbe nemmeno, ma in un paese in cui non basta nemmeno una condanna per dimettersi da incarichi parlamentari o governativi è evidente che questo eventuale scudo serve esclusivamente a difendere la “presentabilità” e la “rispettabilità” del politicante di turno. Se pensiamo ai tentativi di leggi in materia come ad esempio il divieto ai giornali di pubblicare atti e informazione in merito ad indagini e processi in corso è ancora più evidente il pericolo verso il quale si incorre. Se il cittadino non può essere informato sui processi riguardanti un Ministro fino a quando il processo non è concluso, e se il processo non può svolgersi fino a quando il Ministro occupa la sua carica, cosa impedisce al Ministro di occupare indefinitamente la sua carica senza che si scopra se è effettivamente colpevole o meno? E in che modo il cittadino può decidere realmente se votare o no per lui non potendo conoscere la verità sul processo? Io ho fatto la domanda…la risposta è fin troppo banale.

Il primo passo per la dittatura, che sia essa formale o semplicemente di fatto, è lasciare il popolo crogiolante nella propria ignoranza……….

 

Proteggimi dal sapere quel che non ho bisogno di sapere. Proteggimi anche dal sapere che bisognerebbe sapere cose che non so. Proteggimi dal sapere che ho deciso di non sapere le cose che ho deciso di non sapere. Amen”.
Ecco qua. In ogno caso, è la stessa preghiera che reciti in silenzio dentro di te, per cui tanto vale dirla apertamente.
(Douglas N. Adams
Praticamente Innocuo)

 

 

Il terzo quesito riguarda la scelta sull’energia nucleare. Paradossale in Italia, dove potremmo usufruire enormemente di energia eolica e solare, pensare a risolvere la dipendenza dall’estero per il petrolio con una dipendenza alternativa sempre dall’estero per l’uranio. Il rischio di incidente nucleare è basso, enormemente basso, ma non nullo! E nel momento in cui l’incidente si verifica non c’è ritorno, non c’è soluzione, esiste solo la morte e la devastazione. Questo restando nella sfera dalla casualità, perché chiunque dotato di buon senso riconoscerebbe che una centrale nucleare è un obiettivo sensibile anche per scopi terroristici, con conseguenze che lascio all’immaginazione del lettore. Le fonti rinnovabili, il famoso WWS (Wind Water Sun) permettono invece una diversificazione delle risorse ed una copertura assoluta dal rischio di incidenti, guasti ed attacchi terroristici. Prescindendo dalla catastrofe, un qualunque guasto in una singola centrale che produce molta energia rende non funzionante la centrale, bloccando tutta la produzione, mentre invece se si guasta una pala eolica o un pannello solare gli altri continuano a fare il loro lavoro. Diversificare le fonti, renderle meno pericolose e più agili è una scelta sensata sia perché ci libera dalla Spada di Damocle, sia perché ci consente di gestire in modo più agile e liquido l’energia.

Ed eccoci arrivati ai primi due quesiti, in merito alla privatizzazione dell’acqua. Tecnicamente parlare di privatizzazione non è esatto, in quanto l’acqua rimane un bene pubblico, ma viene affidata la sua gestione ai privati. Ma seppur formalmente scorretto il termine privatizzazione è nei contenuti sensato e realistico, poiché qualunque servizio o bene affidato esclusivamente ad una persona o ad una compagnia non è più direttamente disponibile per la collettività che se ne è privata. Queste sono questioni sulle quali un giurista potrebbe sempre dimostrarvi che avete torto, ma andando oltre le parole e al cuore della questione affidare obbligatoriamente alle compagnie private un qualunque servizio in precedenza pubblico significa svendere i beni dello stato e quindi della collettività. Pensiamo a quello che succede ai paesi del terzo mondo, spesso paesi ricchi di risorse naturali e dall’enorme potenziale economico. Per ottenere gli aiuti economici necessari sono obbligati dagli organismi internazionali, in pirmis il fondo monetario internazionale, a liberalizzare i servizi e svendere le proprietà dello stato. Questo ufficialmente viene richiesto allo scopo di ridurre le spese dello stato, ma a lungo andare causa un impoverimento, poiché questi servizi finiscono per essere affidati ai privati che ovviamente li gestiscono esclusivamente a scopo di profitto. Sembra un problema di poco conto, in fondo l’importante è che il servizio sia garantito, ma in realtà è un problema gigantesco poiché un servizio che potrebbe essere garantito dallo stato a semplice costo di mantenimento o di produzione deve, se gestito dai privati, garantire non solo un plusvalore, e cioè un guadagno rispetto al suo costo intrinseco, ma questo plusvalore deve anche essere competitivo, cioè maggiore di quello che la compagnia potrebbe garantirsi con un’altra qualunque attività. Affidare un bene fondamentale come l’acqua (ma vale lo stesso per l’istruzione, vedi progetto di privatizzazione delle università; la sanità, vedi evoluzione degli ospedali in aziende ospedaliere) significa implicitamente aumentarne i costi e trasformare un diritto in una merce. Se le grandi multinazionali, non certo famose per anteporre il bene della collettività al profitto, si fiondano come sciacalli sui resti delle proprietà collettive sorge spontanea la curiosa domanda: “non sarebbe più saggio lasciare allo stato un servizio tanto remunerativo?” Se i profitti sono tali da garantire un guadagno così cospicuo è giusto che sia la collettività a trarne vantaggio, e non quattro affaristi senza scrupoli. Non bisogna inoltre dimenticare che affidare sempre più beni alla gestione privata significa svuotare lo Stato della sua funzione, esso infatti è sovrano nella misura in cui ha il controllo delle risorse e dei servizi sul proprio territorio. Una società in cui un privato o un gruppo di privati possiedono abbastanza risorse, e quindi potere, per ricattare con un semplice spostamento di capitali un intero continente (basta pensare alla crisi finanziaria asiatica alla fine degli anni novanta) non è semplicemente ricattabile, è schiava del potere economico…e quindi non è più democratica. Il diritto di voto è carta straccia se il privato ha sufficiente potere economico e finanziario per distruggere l’economia di un intero paese. Affidando al capitale privato anche la gestione dell’acqua non facciamo altro che stringere ancora di più il cappio che tutti noi portiamo al collo.

 

L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all’intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell’ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa”. Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

 

Ecco perché questo referendum è così importante, perché serve a mostrare che noi, come collettività, possediamo ancora un minimo di orgoglio e di spirito di libertà. Non esiste possibilità di considerarci veramente liberi, se faremo fallire questo referendum. Poiché non esiste uomo più schiavo di colui che rinforza da sé le sue catene.

 

Chi su questa terra pensa di poter affermare la verità usa l’amore, la passione, ma anche il terrore se riconosce negli altri dei nemici irriducibili. Mi chiedo in quali situazioni si possa sostenere che non ci sia più spazio per la tolleranza e che la violenza è giusta perché serve per imporre la verità. Credo che non si debba rinunciare ne alla tolleranza ne alla intransigenza: è un paradosso che deve vivere con noi. (Pasquale Barranca)

 

Io non credo di possedere la Verità, ma…….le verità che vi ho esposto in questo intervento sono tragicamente banali….e solo uno schiavo può ignorarle…sono le scelte che facciamo…che dicono ciò che siamo veramente…molto più che le nostre capacità……

…………è il momento di scegliere quello che siamo……

 

LiberaMente Libero,

il vostro filosofo di merda!

Brindisi numero 3 – Articolo 21

Posted in Senza categoria on 9 Maggio 2011 by libero87

È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più. [Matrix](Morpheus) [Morpheus porge le due pillole a Neo]



Milano, 9 Maggio 2011, il Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi arriva in tribunale. Ad attenderlo vi sono suoi sostenitori che lo salutano e lo incitano a resistere. Vi sono anche dei contestatori, alcuni espongono striscioni, altri gridano semplicemente “fatti processare”. Si dice in giro che una volta in Inghilterra un uomo stesse per strada gridando ad alta voce contro la polizia, criticandone l’operato. Un altro uomo cominciò ad inveire contro di lui e cercò di zittirlo con la forza. A quel punto intervenne un poliziotto che fermò il secondo uomo permettendo così al primo di continuare la sua invettiva contro la polizia. Non so dirvi se questa storiella racconta il vero, ma se abbiamo dei dubbi sulla sua verità in Inghilterra sicuramente è falsa in Italia.



Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.[….]Art. 21. Costituzione Italiana



In Italia è possibile esporre striscioni a sostegno di Berlusconi, è possibile gridare fuori dal tribunale che la magistratura è corrotta e che Berlusconi è vittima di un piano eversivo. Ma non è possibile fare il contrario. Non è possibile inveire contro il Presidente del Consiglio invitandolo a farsi processare, non è possibile esporre striscioni contro Berlusconi. Nel paese in cui l’informazione ”Classica” è priva di qualunque significato, ridotta a mera propaganda e mezzo di distrazione, resta, almeno per ora, la possibilità di informarsi attraverso altre vie. Così scopriamo, grazie al sito “www.youreporter.it”che un avvocato che contesta Berlusconi viene allontanato dalla Digos, strattonato, identificato e, quando ormai Berlusconi è passato, finalmente rilasciato. Una buona informazione cita le sue fonti, quindi ecco dove poter ammirare le gesta della nostre forze di polizia: “www.youreporter.it/video_Contestatore_urla_a_Berlusconi_fatti_processare_caos_1” e ancora: “www.youreporter.it/video_Berlusconi_contestato_anche_all_uscita_di_nuovo_caos_1” .

Come se non bastasse le eroiche forze di polizia, impegnate nella difesa della libertà dei cittadini bloccano ed identificano un altro contestatore: “http://www.youreporter.it/video_Il_racconto_del_passante_che_ha_contestato_Berlusconi_1”. La sua colpa, tale da renderne necessaria l’identificazione, è stata quella di aver esposto uno striscione in cui esprimeva le sue idee su una “Italia libera da Berlusconi e dai Berlusconiani”.
Personalmente non ritengo che l’Italia sarebbe necessariamente migliore senza Berlusconi, perché se davvero il resto del panorama politico fosse “migliore” ce ne saremmo già liberati da un bel pezzo.

Resta però il fatto che non si spiega, stando per lo meno alla nostra costituzione che garantisce a tutti libertà di espressione e di parola, come mai è permesso invece a questa “esaltata” di sostenere Berlusconi davanti al tribunale e criticare i magistrati che lo processano: “http://www.youreporter.it/video_Manifestante_pro_premier_amo_Silvio_1”. Mi chiedo a cosa è dovuta questa disparità di trattamento, mi chiedo perché insomma la costituzione vale per alcuni e non per altri. Nulla di nuovo sotto il sole, nel paese in cui durante la visita di Benedetto XVI a Palermo la polizia fa ritirare uno striscione che riporta, paradossalmente, le parole di Gesù: “La mia casa sarà casa di preghiera, ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri ” “http://www.uaar.it/news/2010/10/03/papa-a-palermo-polizia-contro-striscioni-scomod/”. Nel paese in cui in occasione della stessa manifestazione la Digos obbliga il proprietario di una libreria a ritirare dalla vetrina uno striscione ancora una volta “contrario allo spirito di festa”: http://www.youtube.com/watch?v=ibWY686m0Wc. Peccato però che la polizia non abbia avuto nulla da ridire nei confronti di chi invece esponeva striscioni come: “Con Ratzinger contro i matrimoni gay e il relativismo” .

Evidentemente il principio della libertà di parola vale per alcuni e non per altri, a seconda di ciò che si dica. Tagliente è l’ironia se pensiamo che il partito del Presidente del Consiglio si chiama “Partito della Libertà”, del resto Orwell nel suo 1984 aveva chiamato i quattro ministeri che governavano il paese in modo antitetico rispetto al loro reale compito:così il ministero dell’amore si occupava del controllo e della repressione, quella della pace si occupava della guerra, il ministero della verità controllava l’informazione e la propaganda, quello dell’abbondanza razionava le risorse alimentari.

Ma senza voler entrare nel merito delle ragioni dei contestatori e dei sostenitori, quello che preoccupa è l’assenza di reali garanzie di una informazione completa e sicura. E dovrebbe farci preoccupare ancora di più se pensiamo a tutti i tentativi fatti negli ultimi anni dal governo per limitare ancora di più la libertà di informazione. Per fortuna, ultimo baluardo di libertà e garanzia di trasparenza, rimane internet. Pur con tutti i difetti ed i pericoli di un universo sterminato che sfugge a qualunque forma di controllo totalitario esso rimane, proprio per questi stessi motivi, uno spazio in cui chiunque può far sentire la propria voce. Ma nessuna paura, il ministero della verità sta già pensando anche a questo…..


Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l’uno dall’altro e non vivono soli…
a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.
Dall’età del livellamento, dall’età della solitudine, dall’età del Grande Fratello, dall’età del Bipensiero… tanti saluti! (Winston Smith – 1984, Orwell)



LiberaMente Libero,


il vostro filosofo di Merda!


eternamente…avvinazzatamente…Peter Pan

Brindisi numero 2 – Brave New World

Posted in Senza categoria on 4 Maggio 2011 by libero87

Non scrivo da mesi, ho cercato inutilmente la voglia di scrivere, di parlare, di esprimermi, ma devo onestamente concedere al fato che la mia voglia di credere è quasi scomparsa. Ho perso la fiducia nella gente e la speranza di cambiare veramente qualcosa. Oggi forse però riuscirò a mettere insieme i cocci di qualche pensiero sparso e ricavarne abbastanza per un altro brindisi annacquato. Ero appena rientrato a casa e sfogliando la home page del sito internet del corriere della sera mi imbatto in articolo dal titolo: “è possibile sognare un lavoro che non divori tutto il tempo?”. Incuriosito ho dato uno sguardo, ma mi sono soffermato sui commenti del lettori, che spesso offrono molti più spunti di quanti non ne dia il pensiero dell’autore. Ho trovato i racconti di chi ha dedicato la propria vita all’azienda per essere licenziato a 50 anni con un “arrivederci e grazie”, e ho anche trovato le ramanzine di chi rimpange i bei tempi in cui si lavorava zitti e chini per la misera pagnotta della sera. Prima di analizzare alcuni di questi commenti vorrei fare una piccola riflessione: ai tempi dei cacciatori-raccoglitori, quando la vita (non l’economia, la VITA, non sono sinomini…impariamo a distinguerli) di una comunità si basava su poche conoscenze e abilità facilmente trasmissibili i compiti potevano essere ben definiti ma sicuramente i vari componenti della comunità dovevano essere in grado di svolgere diverse attività per garantire la propria sopravvivenza e quella di tutta la comunità. Con il passaggio all’agricoltura cominciò un processo di specializzazione che in ogni caso, almeno fino ad un paio di secoli fa, era ancora molto lontano dal livello alienante e totalizzante che si è raggiunto ai nostri giorni. Perfino 50 anni fa i nostri nonni, o i nostri padri, potevano essere allo stesso tempo capaci di svolgere contemporaneamente, almeno a livello amatoriale, le attività di agricoltore, cacciatore, falegname, calzolaio, sarto, soldato…..mi fermo ma la lista potrebbe continuare. Detto in parole povere i nostri nonni, o i loro padri, dispersi durante la guerra che dovettero affrontare chilometri a piedi fra il freddo e i pericoli delle terre di guerra ce la fecero grazie ad una buona dose di fortuna ma soprattutto perchè avevano uno know-how (letteralmente sapere come) personale maturato con l’esperienza diretta che gli permetteva di resistere ai rigori di una vita improvvisata ed in condizioni ai limiti della sopravvivenza umana. Se un ragazzo di 18 anni o di vent’anni europeo si trovasse oggi nella stessa situazione avrebbe sicuramente molte più difficoltà, essendo incapace di quasi qualcunque attività base della sopravvivenza. La moderna società fondata sul lavoro è in realtà un complesso macchinario che si regge sualla specializzazione. Ognuno di noi sa fare una cosa, ed una soltanto, e deve saperla fare al meglio, altrimenti non ha speranze di carriera. Oggi non si premia più la capacità di essere poliedrici e di sapersi adeguare alle nuove situazioni, ma la capacità di diventare i migliori in una determinata abilità lavorativa. Nonostante il mito sbandierato della flessibilità nell’ambito lavorativo non è richiesta la capacità di saper fare tante cose, quanto quella di saperle farte perfettamente. Ritengo sia evidente come di fronte all’aumento vertiginoso delle conoscenze (per chi si ritrova a lavorare in ambito scientifico- teconologico) ed alla velicità con cui mutano le richieste del mercato sia praticamente impossibile per il 99% delle persone essere capaci di reggere un simile sistema per più di qualche anno. Per chi conosce un minimo di storia della scienza basta pensare a come fino a qualche secolo fa i più grandi scientiati erano spesso contemporaneamente fisici, astronomi, biologi e chimici. Oggi è sempre possibile esserlo, ma ovviamente sarebbe improponibile per quasi chiunque essere anche solo fra i 100 migliori in tutti questi campi contemporaneamente. Ma adesso vediamo alcuni di questi commenti(sottolineati):


Se a 29 anni sei immerso nella precarietà (uomo o donna) sarà mica, forse, colpa anche tua? O sempre e solo del sistema brutto e cattivo? Talmente brutto e cattivo per cui uno (o una) sceglie di “stare a i margini…”

Questa è una delle critiche che spesso viene mossa a coloro che hanno difficoltà a trovare lavoro, e cioè che se non si trova posto nella società la colpa non è della società ma di chi non si adatta ai suoi meccanismi. Bene, un attimo di respiro, io personalmente sono stanco del buonismo e delle parole educate…voi la pensate come me? non me ne frega un cazzo…in ogni caso dirò quello che penso con le parole che ritengo più adatte alla questione. L’affermazione di cui sopra è una cazzata!!!!! Si , avete capito bene, è una cazzata….perchè molto banalmente la matematica non è un opinione, e se il sistema stesso richiede flessibilità e precarietà al lavoratore è implicito che ci saranno sempre precari, a prescindere dalla qualità media de lavoratori. Percui anche in un ipotetico mondo perfetto (chissà poi quanto…) in cui tutti fossero lavoratori instancabili ed abilissimi avremmo comunque un’altissima percentuale di precari. Si tratta di una banalità talmente ovvia che non sarebbe nemmeno il caso di parlarne, ma evidentemente la logica e la matematica non sempre trovano il loro posto nelle logiche politiche ed economiche…perlomeno quando non conviene a qualcuno…. C’è una sorta di ricatto, che viene percepito da chi è capace di rendersi conto che nella vita c’è altro oltre al lavoro, nella richiesta da parte del mondo del lavoro di dedicarsi in modo totale alla propria attività lavorativa. L’essere umano non è più persona, è oggetto, mezzo di produzione, e vale per quanto produce…alla faccia dei tanto sbandierati principi cristiani dell’occidente. Tu vali in base a quanto produci, e poco importa la tua caratura morale, poco importano le tue attività extra-lavorative (che parola di merda per descrivere quella che in realtà è la nostra vita!….crescere i figli, vedere gli amici, stare con la persona che si ama, prendersi cura dei propri genitori avanti con gli anni…sono tutte attività extralavorative, ma suonano meglio se chiamate con il loro nome…cioè VIVERE). Paradossalmente l’operaio a nero che prende 40 euro al giorno per 10-12 ore di lavoro è visto come una persona da poco, perchè in fondo se fa quel lavoro è perchè non ha voluto/saputo fare carriera, mentre il filibustiere specializzato in truffe e strozzinaggio che fattura milioni viene considerato persona degna di tutti gli onori perchè persona che si è fatta da sé….trascurando spesso come questa autocostruzione sia avvenuta….

Ma quale ricatto?!? “Se non lavori come una pazza non fai carriera” non è un ricatto! La gente soffre di delirio di onnipotenza, è afflitta dal morbo del “ma anche”.. Edison dormiva in laboratorio, i Curie per il lavoro sono morti, Rita Levi Monatlcini ha rinunciato (sue parole) a creare una famiglia, Bill Gates era sì Sleepless in Seattle, ma sepolto in un garage con Paul Allen: è questione di scegliere cosa si vuole combinare nella vita. Il mondo è pieno di posizioni lavorative tranquille, routinarie, mediocri, pagate quel poco che meritano di essere pagate. Se volete “la vita”, “la salute”, “la famiglia” potete sceglierle. Ma no! Volete essere ingegneri che non si muovono da casa, che lascian cadere la penna alle 17:00, che passano il finesettimana a girare per musei e cattedrali per tutta Europa, che crescono pargoli prodigio seguendoli passo passo anche alle lezioni di clavicembalo, che hanno marito, amante e pure trombamico (e con tutti e tre un’intesa sentimental-sessuale perfetta!). E, nei ritagli di tempo, volete pure stirare le lenzuola con gli angoli, altrimenti il 10% di casalinga anni ’50 che compone la vostra caleidoscopoica personalità omnicomprensiva potrebbe risentirne e cadere in depressione da inadeguatezza.

Al commento in questione sfugge il fatto che per Edison la ricerca non era solo un lavoro, era la sua vita, dubito che lo stesso si possa dire per chi oggi è costretto per campare a pulire il pavimento dell’aspirante Edison di turno. Se la mia passione è ricercare la conoscenza attraverso la scienza non è certo un sacrificio terrbile utilizzare una parte anche consistente del tempo libero per impegnarmi più a fondo nel lavoro, posto che ovviamente il mio lavoro coincida con quel lavoro. Ma mi sembra ovvio che la stessa cosa non si possa chiedere a chi pulisce i pavimenti, o forse qualcuno sostiene di averlo sognato da bambino? “Tu cosa vuoi fare da grande?” “Quello che pulisce i pavimenti della scuola, signora maestra!!!” Eppure qualcuno dovrà pur farlo, ma chiedergli di dedicarsi in modo totale al suo lavoro non significa chiedergli abnegazione (che cazzo di abnegazione volete da uno che pulisce i pavimenti per 700 euro??) significa considerarlo non una persona, ma un’aspirapolvere, un oggetto senza vita da usare senza tanti complimenti.  A me piacerebbe essere un calciatore di serie A, o un giocatore di basket in NBA, pagato milioni per fare quello che più mi piace, ma non ho le qualità per farlo. Se le avessi non mi lamenterei di allenarmi anche 10-12 ore al giorno, perchè se avessi il tempo e non dovessi dedicarmi allo studio probabilmente io giocherei a calcio o a basket per 10-12 ore al giorno, anche senza essere pagato per farlo. Quindi è evidente che non sarebbe un sacrificio. Adesso alzi la mano chi pensa di voler fare lo stesso per pulire i malati in ospedale, o i cessi, o i pavimenti, o per raccogliere la spazzatura. Sinceramente….Chiedere a chi svolge un simile lavoro di viverlo in modo totale non è assurdo…è criminale…Ma la nostra società si evolve proprio verso questo…dei robot cresciuti per alimentare l’infinito ciclo: produci – spendi – consuma – produci per consumare – consuma per produrre.

C’è un gran numero di persone , ben rappresentate dalla manager che intervenne alla trasmissione radiofonica di radio tre “tutta la città ne parla” il 20 aprile scorso, che pontifica sulla poca voglia di mettersi in gioco dei giovani. Dove mettersi in gioco significa: lavorare certo non solo 9 ore (!) , certo non a dieci minuti da casa (trioppo comodo!), certo accettando viaggi all’estero anche improvvisati in nome della solita flessibilità….E la vita? E la salute? E la famiglia? Quando la smetteranno di ricattarci con il fannullonismo se solo ci azzardiamo ad eccepire qualcosa a questo sistema di concepire il lavoro? L’unica via è sottrarsi, mettendo in discussione i fondamenti stessi sui quali si basa. Questa è la mail che ho mandato alla trasmissione che citavo prima e che mi ha tanto indignato.
Se la matematica non è un opinione, mi piacerebbe sapere di quante ore è composta la giornata della signora top manager.
L’ dentikit del lavoratore tipo richiesto dal mondo da lei delineato lavora ben oltre le “classiche 9-18” ( 9 ore ), lavora distante da casa ben oltre i classici “10 minuti da casa” ( tempo di spostamento?) ed è votato completamente al lavoro, parte quando gli è richiesto per ovunque senza battere ciglio, e, aggiungo io, senza avere null’altro nella vita che il lavoro. Perfetto per il mondo che esiste ora, lontano anni luce dal mondo che vorrei per me e per i miei figli. Perfetto anche per finire nel giro di pochi anni sul lettino di uno psicanalista. Riprendiamoci il lato umano del vivere e freghiamocene delle accuse di fannullonismo. E’ solo un ricatto morale a cui mi ribellerò sempre.
Monia
Ripe (AN)

Questo è il commento perfetto, non c’è altro da aggiungere, perchè la PERSONA in questione (non il LAVORATORE in questione) ha colto perfettamente il senso della questione. Non si può pensare di vivere la propria vita immersi nel lavoro trascurando tutto quello che esiste nel mondo. Dobbiamo ricordarci che lavoriamo per vivere….non viviamo per lavorare….se il nostro lavoro è così totalizzante da impedirci di raccoglierne i frutti forse è arrivato il momento di rallentare….

Ho 35 anni, e come mio marito, ho trascorso più di 10 anni passando da un’azienda ad un’altra, inseguendo guadagno e carriera. Tutte le società in cui ci siamo trovati richiedevano PIENA disponibilità di tempo e impegno (salvo poi dare il benservito ai dipendenti senza troppi complimenti). Non abbiamo resistito. Ci siamo licenziati e trasferiti dalla grande città in provincia per recuperare il nostro tempo ed il contatto con la natura, per cercare di creare una piccola impresa che ci permetta di stare a contatto con ciò che ci piace fare e per provare ad avere un bimbo, visto che nel vortice della precarietà non è possibile contemplarlo…Rallentare diventa un atto necessario ma non è facile invertire la rotta produci-consuma (anzi paga)…

E se è comprensibile scegliere di lavorare 12 ore al giorno per 1000 euro perchè altrimenti si muore di fame e non si campa lo è molto meno lavorare 12 ore al giorno per 10000 euro quando se ne otterrebbero 5000 lavorando 6 ore. Semplicemente perchè non avendo il tempo di vivere i 9000 euro in più che si ottengono rispetto al lavoratore comune non hanno uno scopo, semplicemente perchè se passi la vita chiuso in ufficio o comunque dedicando tutto il tuo tempo al lavoro quesi soldi in più non puoi usarli, se non per un cellulare dal prezzo spropositato o per un abito firmato dal costo ridicolmente e stupidamente gonfiato. E va da se che questo problema è anche e soprattutto un problema politico, perchè se è vero che esistono i disoccupati è lampante il fatto che per produrre quello che ci è necessario (anzi…per produrre anche tutto quello che è superfluo e inutile) si potrebbe lavorare tutti di meno, ma lavorare tutti. Ma è evidente come sia interesse di chi guadagna da questo stato di cose mantere tutto così, poichè un sistema malato come il nostro, che causa la povertà, obbliga ad accettare condizioni di lavoro (e di vita) disumane (per una società che si vanta di essere la migliore mai realizzata nella storia dell’umanità) per non soffrire la fame, poichè il sistema spinge chi non ne avrebbe bisogno a lavorare di più per consumare (inutilmente, dannosamente, criminalmente) di più, tutto questo allo scopo di convicerci non che il lavoro è per l’uomo, ma che l’uomo è per il lavoro, per convincerci che nella vita ciò che conta è il lavoro, legato indissolubilmente al consumo. Tutto il resto è irrilevante. Se un uomo passa il suo tempo libero a riflettere su problemi di filosifia, o sulla conoscenza, o sulla vita, è uno scansafatiche, un fannullone, non è produttivo e quindi non consuma…l’unico vero crimine che la nostra società condanna sempre. Al contrario, un uomo (e personalmente fatico a considerarlo uomo, è molto più simile ad una macchina) che passa il proprio tempo libero a riflettere su come costruire su un terreno non edificabile delle case di cui non esiste neanche il bisogno è uno che si impegna, è produttivo, è in gamba. Aristotele, Platone, Galileo, Michelangelo, Einstein, perfino Edison, secondo voi a quale tipologia di uomo appartenevano fra le due appena elencate?

Il libro che forse meglio descrive la nostra società è senza dubbio Brave New World (IL Mondo Nuovo, nella traduzione in italiano), di Huxley, scritto prima della seconda guerra mondiale, ma talmente attuale e futuristico da fare accaponare la pelle perfino al più ottimista. Ma no, tranquilli, non leggetelo….le 6-10 ore necessarie potete passarle molto meglio cercando le foto dell’ultimo iphone sbavando mentre pensate a come raccogliere i soldi da buttare nel suo acquisto, che cazze ve ne frega di conoscere la merda di mondo in cui vivete? (chiarisco per i perbenisti che l’uso delle parole merda e cazzo non è semplice conformismo in stile scrittore maledetto, le parole sono usate alla stregua di figure retoriche come rafforzativi….spero il concetto non sia troppo complicato).

Intanto fra un a breve ci verrà chiesto di esprimerci con l’unico mezzo che veramente si avvicina al concetto di democrazia: il referdum! Se siete convinti che non si vota più sul nucleare ho una notizia per voi…siete degli IMBECILLI…vi siete fatti infinocchiare un’altra volta. Si vota ancora perchè il governo non ha cancellato il programma nucleare lo ha solo fermato e posticipato di un anno. E si vota ancora anche, e soprattutto, per cancellare l’assurda normativa che vuole privatizzate le fonti idriche. Se siete convinti che sia un bene privatizzare l’acqua vi faccio i più sinceri complimenti….siete ancora più imbecilli. Personalmente il legittimo impedimento è quello che mi interessa di meno, ma con un governo così è mandatorio che voterò comunque per cancellarlo. In ogni caso, a scanso di equivoci, se volete dire NO al Nucleare, NO all’acqua privata, No al legittimo impedimento, dovete votare SI  a tutti e quattro i quesiti. E gentilmente fate il passaparola, perchè se aspettiamo che se ne parli in televisione facciamo prima a trasferirci da qualche altra parte. Privatizzare l’acqua significa rinunciare ad un bene che appartiene a tutti, significa rendere merce un diritto!!! ma che sto a parlare di diritto….voi volete l’iphone….come si fa a fare i fighi con i diritti?!!!!

Vi saluto, il brindisi di questa volta è dedicato a quello che è e rimane senza dubbio il mio scrittore preferito: R.A.Heinlein….eccovi una sua citazione in tema con questo brindisi….

Un essere umano deve essere in grado di cambiare un pannolino, pianificare un’invasione, macellare un maiale, guidare una nave, progettare un edificio, scrivere un sonetto, tenere la contabilità, costruire un muro, aggiustare un osso rotto, confortare i moribondi, prendere ordini, dare ordini, collaborare, agire da solo, risolvere equazioni, analizzare un problema nuovo, raccogliere il letame, programmare un computer, cucinare un pasto saporito, battersi con efficienza, morire valorosamente. La specializzazione va bene per gli insetti. (R.A.Heinlein)

LiberaMente Libero,

il vostro Filosofo di Merda!

….eternamente…mbriacamente…Peter Pan

Lista definitiva Libri Letti 2010

Posted in Senza categoria on 31 dicembre 2010 by libero87

1.Crociera nell’Infinito (Urania C. 82) A.E.Van Vogt (241 pag.)

2. Storie del Tempo e dello Spazio (Urania C. 83) Anthony Boucher (232 pag.)

3. L’Universo Affollato Alan Boss (188 pag.)

4. Immagini di Eternità Keith Ward (215)

5. A.I. Intelligenza Artificiale Brian W. Aldiss (211)

6. Da Atlantide alla Sfinge Colin Wilson (339)

7. Intelligenza Artificiale (Le Scienze) (137)

8. Il Libro che le Multinazionali non ti farebbero mai Leggere Klaus Werner-Lobo (254)

9. Crimini della Ragione Roberto B. Laughlin (122)

10. Cronomacchina Accidentale (Urania 1554) Joe Haldeman (242

) 11. Un Cantico per Leibowitz (Urania C. 84) Walter M. Millejr (414)

12. I Predatori del Suicidio (Urania 1555) David Oppegaard (245)

13. La Scienza in Cucina Peter Barham (298)

14. Aids, il virus inventato Peter H. Duisberg (472)

15. Dinosauri (Le Scienze) (155)

16. L’Uomo Stocastico (Urania C.85) Robert Silverberg (268)

17. Un Regalo dalle Stelle (Urania 1556) James Gunn (212)

18. Un Impero per L’Inferno (Millemondi 50 Phoxgen – Ascensore per l’Ignoto) (438)

19. La Felicità Sostenibile Maurizio Pallante (208)

20. Adesso Basta Simone Perotti (191)

21. La Macchina del Tempo H.G.Wells (111)

22. La Notte dei Tempi René Barjavel (260)

23. Nanotecnologie (Le Scienze) (136)

24. Fisica Estrema (Le Scienze) (139)

25. Dai Neuroni alla Coscienza (Le Scienze) (153)

26. L’Ultimo Terrestre Raffaele Mangano (169)

27. Norstrilia (Urania c.86) Cordwainer Smith (338)

28. Lemuria 1 L’Arca delle Stelle Frank Borsch (288)

29. Consumo, dunque Sono Zygmunt Bauman (185)

30. La Connessione Erdmann Nancy kress (127)

31. La Valle dello Zodiaco (Urania 1557) Asciuti-Passaro (252)

32. I Re del Sole Stuart Clark (244)

33. I Miti del Nostro Tempo Umberto Galimberti (377)

34. Il Grande Silenzio Asor Rosa (171)

35. L’Ubicazione del Bene Giorgio Falco (139)

36. Riportando tutto a Casa Nicola Lagioia (284)

37. Cloni (Le Scienze) (139)

38. Perchè ci Odiano Paolo Barnard (340)

39. Non-A (Urania C. 87) Van Vogt (296)

40. 35Miglia a Birmingham (Urania 1558) James Braziel (240)

41. Pianeta d’Acqua (Urania C. 88 ) Jack Vance (316)

42. La Via Lattea (Le Scienze) (138 )

43. La Terra in Pericolo (Le Scienze) (139)

44.Saggi Scettici Bertrand Russel (253)

45. Nova Swing (Urania 1559) M.J.Harrison (275)

46. Stella Doppia 61 Cygni (Urania C. 89) Hall Clement (295)

47. Vedere e Rivedere Susan Barry (171)

48. L’Universo senza Stringhe Lee Smolin (364)

49. La Peste Digitale (Urania 1560) Jeff Somers (272)

50. I Diavoli del Paradiso- Starcraft W.C.Dietz (328)

51. Le Grandi Questioni della Scienza (Focus) (210)

52. Fisica dell’Impossibile Michio Kaku (316)

53. 2001: Odissea Nello Spazio A.C.Clarke (256)

54. I Have Landed Stephen jay Goluld (453)

55. La Fine del Silenzio (Urania c.90) Raymond F. Jones (388 )

56. Alla Fine dell’Arcobaleno (Urania 1561) Vernon Vigne (340)

57. Addio Babilonia (Urania C.91) Pat Frank (368 )

58. Anni Senza Fine Clifford Simak (318 )

59. La Piccola Bottega delle Curiosità Matematiche Ian Stewart (300

60. Controrealtà (Millemondi 52) (460)

61. Che Cosa Resta da Scoprire John Maddox (448)

62. La Scienza Impossibile (A Cura di Marc Abrahams) (357)

63. I Reietti dell’Altro Pianeta Ursula K. Le Guin (333)

64. I Bottoni di Napoleone Le Coutier & Burreson (362)

65. La Bibbia (805)

66. Diario di Scuola Daniel Pennac (230)

67. Alle Origini della Vita Christian De Duve (260)

68. Partenza da Zero (Urania 756) James White (137)

69. La Terra che ho lasciato dietro di me (Urania 830) W.Walling (181)

70. Frontiere (Urania 1213) Larry Niven (229)

71 Il più Grande Crimine (e-book) Paolo Barnard (58)

72. La Fine di Tutto Chris Impey (307)

73. Mai Toccato da Mani Umane (Urania C. 7) RObert Sheckley (189)

74. Incandescence (Urania 1562) Greg Egan (279)

75. Assurdo Universo (Urania C. 16) Fredric Brown (254)

76. Rollback (Urania 1563) Robert J. Sawyer (256)

77. I Condannati di Messina Ben Bova (159)

78. L’astronave dei 20000 Ben Bova (137)

79. Ritorno dall’Esilio Ben Bova (147)

80. Quoziente 1000 (Urania C. 19) Poul Anderson (252)

81. Floyd Frugo-Una favola no-global Vincenzo Onorato (117)

82. Lo Scienziato come Ribelle Freeman Dyson (264)

83. Abissi d’Acciaio (E-Book) Isaac Asimov (156)

84. Slan (Urania C. 08 ) Van Vogt (257)

 

 

 

 

tot. pagine lette : 21004